Parlare con chi non c’è più, la notizia lascia di stucco, ecco chi lo renderà possibile

Parliamo di un argomento molto profondo e personale, la perdita di una persona cara. Quello che succede, le nostre reazioni, sono chiaramente imprevedibili. Nel tempo anche il modo di vivere il ricordo è cambiato, ed ognuno ha il proprio modo per convivere con questo vuoto. 

Con il passare degli anni, le possibilità di gestire la propria vita con maggiore facilità sono aumentate, e cose che prima risultavano impossibili, ora si possono fare. Questo vale per ogni aspetto, da quelli belli a quelli brutti. E ad aiutarci è senza dubbio l’ingresso e l’avanzamento della tecnologia.

Foto di una persona cara (Fonte Pixabay)
Foto di una persona cara (Fonte Pixabay)

Inutile dire che la tecnologia oramai è entrata ovunque, e che indubbiamente ci può aiutare moltissimo, accelerando delle attività ad esempio, in maniera straordinaria. La vita, dall’entrata poi di internet, è totalmente cambiata. E a quanto pare adesso la tecnologia entrerà in qualcosa di molto personale, come la perdita di qualcuno caro.

Se ci pensiamo, già con l’avvento di internet e dei cellulari, è possibile avere dei ricordi più “vivi” delle persone, avendo a disposizione non più solamente delle foto, ma anche audio e video in cui si possono vedere in azione, come se fossero ancora qui con noi. Adesso però, si potrà andare “oltre”.

Cosa sono i Deadbot

Entra infatti in campo l’intelligenza artificiale. Uno scienziato di Amazon, ha spiegato che, fornendo un parlato di una persona cara (anche dei messaggi vocali di quando era in vita), sarà possibile parlare con Alexa – l’assistente vocale di Amazon – che prenderà la voce del nostro parente o amico defunto. 

Alexa (Foto di finnhart da Pixabay)
Alexa (Foto di finnhart da Pixabay)

Questo sistema è anche conosciuto come “deadbot“, ovvero dei chatbot basati sui sistemi di apprendimento automatico che permettono appunto agli utenti di simulare una conversazione con una persona defunta. Come ha spiegato un articolo di Sara Suárez-Gonzalo, ricercatrice dell’Universitat Oberta de Catalunya, su The Conversation, tutto sarebbe nato dal sito Project December, creato da un uomo che aveva già creato un chatbot per simulare la conversazione con la sua fidanzata morta.

I problemi per creare un deadbot vanno a toccare diversi aspetti, perché anzitutto è necessario avere molte informazioni sulla persona, e replicare la sua personalità, oltre che voce e altro, fa discutere perché si entra in campo di privacy. Ma c’è anche un problema etico, che già in molti stanno portando a galla. L’argomento già fa discutere.

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