Allunaggio, pensiamo sia stato tutto raccontato, ma in pochi sanno cosa ha salvato la missione

Nel pieno della Missione Minerva, che vede attualmente l’astronauta italiana Samantha Cristoforetti, riportiamo alla luce la storia di un’altra donna che è stata fondamentale in un momento storico dell’umanità, ma della quale in pochi conoscono l’esistenza. 

In ambito di missioni spaziali, l’umanità ha fatto passi da gigante, a partire dallo storico allunaggio che tutti ricordiamo.

Tutti sappiamo cosa è successo quel famoso 20 luglio 1969, quando alle 4.56 del mattino, Neil Armstrong divenne il primo essere umano a camminare sulla Luna.

Nasa Apollo
Nasa Apollo

Siamo nel pieno della Missione Minerva, che vede sullo spazio la nostra AstroSamantha e i colleghi astronauti che si trovano sulla Stazione Spaziale Internazionale per una serie di ricerche scientifiche importanti per l’umanità.

Oggi, grazie ad internet, riusciamo a sapere e vedere in tempo reale praticamente ogni cosa, compreso cosa accade nello spazio, e a comunicare con gli astronauti delle missioni. Una volta non era così. Pensiamo all’evento storico dell’allunaggio.

Oggi Scienza ci racconta il dietro le quinte di questo momento che tutti conosciamo e ricordiamo, i cui racconti e immagini restano scolpiti nella nostra mente. Ovviamente, con gli strumenti che a quel tempo erano a disposizione delle missioni.

Se infatti tutti sanno che alle 22.17 minuti (ora italiana) del 20 luglio 1969, il modulo lunare della missione Apollo, con a bordo gli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin, toccò per la prima volta il suolo lunare, in pochi conoscono i segreti dietro l’impresa.

Parliamo delle innovazioni ingegneristiche, ed in particolare del software presente nell’Apollo Guidance Computer, il computer di bordo presente sia nel modulo lunare che in quello di comando, scritto da un team guidato da Margaret Hamilton.

Margaret Hamilton
Margaret Hamilton

La donna – diventata il capo della Hamilton Technologies, la compagnia che ha fondato nel 1986 di sviluppo di software – ha scritto e sviluppato il software che ha permesso l’allunaggio, ed è grazie a lei che è nata l’espressione “Software Engineering”. In quegli anni infatti, i software erano sviluppati prevalentemente da donne, a causa del fatto che non erano ritenuti così importanti.

La Hamilton nel suo software, aveva previsto anche ciò che poi è accaduto, ovvero gli allarmi che scattarono pochi minuti prima dell’allunaggio. Il radar che sarebbe stato utilizzato per il rientro sul modulo di comando (e che in quel momento non aveva alcun ruolo) venne attivato per errore.

Il radar iniziò a mandare al computer una enorme quantità di dati, e questo sovraccarico non lasciò più spazio per i calcoli necessari a garantire l’allunaggio. La Hamilton disse “Se il computer non avesse individuato il problema e non lo avesse risolto, dubito che la missione Apollo 11 sarebbe giunta a buon fine“.

Il programma, infatti, venne sviluppato non solo per accorgersi e segnalare un problema di sovraccarico. Era in grado di “smistare” e organizzare i compiti che venivano assegnati: i processi più importanti, fondamentali per lo sbarco sulla Luna, potevano interrompere quelli non necessari. L’Allunaggio era salvo.

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