Nelle economie di mercato, la variazione dei prezzi è un processo economico definito normale, ma quando non riguarda solamente alcune voci della spesa, ma i beni e i servizi nella loro totalità e vede un aumento incontrollato di tutti i prezzi, allora ci si trova di fronte al fenomeno denominato inflazione.
Il termine è di derivazione latina e significa letteralmente “gonfiatura”, perché indica appunto un aumento prolungato e generalizzato del livello medio dei prezzi. Quando l’inflazione colpisce un settore specifico, quello delle materie prime e dei prodotti agricoli, prende il nome di agflazione.
Questo momento storico è molto difficile per i consumatori, a causa della pandemia iniziata nel 2020 con l’emergenza Covid (ancora in corso), e il conflitto in Ucraina che ha alzato sensibilmente molte voci di costi. A questo proposito la Coldiretti, la maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana, ha lanciato l’allarme inflazione in Italia. Ecco di cosa si tratta e cosa sta succedendo.
Coldiretti ha reso nota una classifica dei prodotti colpiti dagli aumenti, in base alle rilevazioni Istat riferite al mese di giugno 2022. A danneggiare, oltre al vicino conflitto in Ucraina, c’è il problema della siccità di questo periodo. Il dato più preoccupante è che quasi 2 aziende agricole su 10 rischia di chiudere, mentre il 30% del totale nazionale si trova in passivo, a causa dell’aumento addirittura del +170% dei prezzi dei concimi, +90% dei mangimi e +129% per il gasolio.
Al primo posto in classifica c’è l’olio di semi di girasole, con un rincaro dei prezzi che è arrivato a +69%; l’olio paga il fatto che l’Ucraina è uno dei suoi principali produttori, e le esportazioni sono state bloccate. Il burro con +23% si trova al secondo posto, parimerito col nostro piatto nazionale, la pasta. La farina è al +21%, anch’essa toccata dal conflitto – visto che l’Ucraina esporta il il 12% di grano e il 16% di mais.
Come in molti avranno notato, anche frutta e verdura non mancano nella lista degli aumenti. A risentire dei maggiori rincari sono le pesche (+19%) e i pomodori (+19%). L’inflazione tocca anche margarina (+17%), pere (+17%), carne di pollo (+15,1%), e riso (14%).
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