Reddito di cittadinanza, con questa ulteriore stretta si rischia di perderlo, ecco che succederà

Il Reddito di Cittadinanza è uno degli argomenti che forse spacca di più gli Italiani da quando è stato introdotto. Nata come misura per aiutare i cittadini in momentanea difficoltà economica, questa misura di sostegno è soggetta a continue critiche per le modalità di gestione. Vediamo con la nuova regola chi rischia di perdere il sussidio. 

“Il Reddito di cittadinanza ha l’obiettivo di migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, aumentare l’occupazione e contrastare la povertà e le disuguaglianze”. Così il Governo spiega la finalità di questa misura di sostegno economico ad integrazione dei redditi familiari.

Reddito di Cittadinanza
Reddito di Cittadinanza (Fonte web)

Il Reddito di cittadinanza è associato ad un percorso di reinserimento lavorativo e sociale, e i cittadini possono richiederlo a partire da marzo 2019, anno di introduzione, obbligandosi a seguire un percorso personalizzato di inserimento lavorativo e di inclusione sociale. Proprio questo punto ha creato sin dall’inizio molte polemiche, che si sono aggiunte alle fazioni tra chi è a favore e chi contro questa misura.

Per ricevere il Reddito di cittadinanza è necessario rispettare alcune “condizionalità “ che riguardano l’immediata disponibilità al lavoro, l’adesione ad un percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale che può prevedere attività di servizio alla comunità, per la riqualificazione professionale o il completamento degli studi nonché altri impegni finalizzati all’inserimento nel mercato del lavoro e all’inclusione sociale.

Come noto, infatti, chi percepisce RDC può perdere il beneficio se rifiuta una proposta di lavoro idonea, ma in queste ore è stata introdotta una modifica frutto di emendamenti identici riformulati presentati da Maurizio Lupi (Noi con l’Italia), Riccardo Zucconi (FdI), Rebecca Frassini (Lega), Paolo Zangrillo (FI), Lucia Scanu e Manuela Gagliardi (Misto). Nello specifico, da ora in poi tra i rifiuti che possono costare la perdita del beneficio sarà incluso anche un No a un’offerta congrua a chiamata diretta da un datore di lavoro privato.

Le offerte congrue possono essere proposte “direttamente dai datori di lavoro privati” ai beneficiari che firmano il Patto per il lavoro, in cui è previsto l’obbligo di accettarne almeno una su tre. Il datore di lavoro privato comunica quindi il rifiuto al centro per l’impiego ai fini della decadenza. Questo renderà per il Reddito di Cittadinanza, l’offerta privata equiparata a quella pubblica.

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