La clamorosa novità di Amazon ha lasciato a bocca aperta moltissime persone, ma il celebre colosso dell’e-commerce rimane fermo sulla sua decisione.
Amazon è un’azienda di commercio elettronico statunitense con sede a Seattle nello stato di Washington. È la più grande Internet Company al mondo.
![Amazon](https://www.chesuccede.it/wp-content/uploads/2023/01/Amazon-1.jpg)
Recentemente, Time Magazine ha proclamato Jeff Bezos, fondatore dell’azienda, Uomo dell’anno nel 1999, a riconoscimento del successo di Amazon nel rendere popolare il commercio elettronico.
La svolta epocale per Amazon
Come riporta Il Manifesto, questa svolta viene chiamata “effetto frusta” e sta spingendo Amazon a licenziare 18 mila persone nei negozi e nelle divisioni “People, Experience and Technology”. I tagli saranno annunciati ufficialmente il 18 gennaio.
![Licenziamenti Amazon](https://www.chesuccede.it/wp-content/uploads/2023/01/Licenziamenti.jpg)
L’amministratore delegato Andy Jassy lo ha scritto ai propri dipendenti in una mail. Saranno ottomila in più rispetto ai 10 mila di novembre 2022. E si è anche parlato di 80 mila licenziamenti tra i lavoratori assunti a termine. Tra la pandemia del Covid nel 2020, e il rimbalzo economico provocato dalla fine dei lockdown, Amazon ha potuto contare su 1 milione e 540 mila assunti in tutto il mondo. Due anni dopo è arrivato il colpo di frusta. Si è abbattuto sull’immenso conglomerato di attività materiali e immateriali, magazzini e logistica dell’ultimo miglio, produzione di software e serie Tv. E, come in Facebook, anche qui sono iniziati i licenziamenti.
Ecco la novità del 2023
Nel 2022 il Nasdaq, l’indice della borsa dei titoli tecnologici negli Stati Uniti, è crollato del 30 per cento. S&P, uno dei fari di Wall Street che raggruppa i titoli più “tradizionali” è diminuito solo del 15 per cento. È un segnale ricorrente in un capitalismo dove la valutazione di borsa è disconnessa da quella reale.
Tuttavia colpisce al cuore un sistema basato sulla capacità di attrarre capitali e sull’aumento continuo dei prezzi delle azioni. Tutto si basa sull’hype, cioè la fascinazione pubblicitaria dell’innovazione tecnologica. È questo che cercano i finanziatori. È questo che danno i capitalisti delle piattaforme.
I nuovi leviatani restano enormemente ricchi. Ma anche le divinità capitaliste hanno perso l’immunità e sono esposte alle congiunture. Lo sono sempre state, in realtà. La policrisi sta facendo a pezzi le mitologie dell’automazione totale che hanno spianato la strada a queste aziende e hanno colonizzato l’immaginario con le distopie tecnologiche, le teorie totalitarie del potere e le apocalissi della fine del mondo. I tre pilastri dell’impotenza organizzata in cui viviamo.
Stiamo invece parlando di una fase matura, e di una crescita debole, del capitalismo digitale. Sarebbe già questo un modo per recuperare il senso di una storia, fare una critica dell’economia politica e non merchandising a mezzo stampa.