Smettila di fare diete: la guerra al sovrappeso non ha basi scientifiche e porta solo frustrazione e depressione

Monta un’idea: che il modo in cui abbiamo affrontato e stiamo affrontando il tema dell’obesità, sia totalmente sbagliato e che crei solo malessere nelle persone obese

Ci affanniamo tanto alla ricerca della linea più perfetta, leggiamo e rileggiamo fonti scientifiche sull’obesità, sulle motivazioni per cui spesso ci si trova in sovrappeso. Oggi, invece, scopriamo che tutto quello che sapevamo sull’obesità era sbagliato. Ecco cosa c’è da sapere per non vivere nella frustrazione e nella depressione.

Stop diete
Le diete non funzionano? Il dibattito – CheSuccede.it

L’idea che sta montando, negli ultimi tempi e che in un futuro non troppo lontano guarderemo al modo in cui abbiamo fin qui affrontato il grave problema dell’obesità con rammarico e rimorso per aver sbagliato tutto. Non mancano oggi i contributi intellettuali e scientifici che sostengono come l’obesità sia un fallimento personale che mette a dura prova il nostro sistema sanitario, riduce il nostro PIL e indebolisce la nostra forza militare. Sempre più persone sono preoccupate per il proprio peso e sempre più persone spendono moltissimi soldi per provare ad arginare il suo aumento.

Non va dimenticato, chiaramente, quanto l’obesità incida sulla nostra salute, potendo causare gravi malattie, quali quelle neoplastiche e tumorali e quali quelle cardiache e cardiovascolari. Ma non va dimenticato nemmeno che essere grassi provoca spesso il dileggio pubblico, che non può non riverberarsi sulla salute mentale della vittima, soprattutto in giovane età. Eppure, nonostante il peso sia la ragione principale per cui i bambini sono vittime di bullismo a scuola, le istituzioni pubbliche secondo taluni continuerebbero a perseguire politiche perfettamente progettate per infiammare il clima.

Spesso un qualsiasi banale controllo medico per le persone grasse è fonte di traumi unici e persistenti. A prescindere dalla patologia patita, una delle prime avvertenze che si riceveranno saranno quelle di perdere peso. Il sospetto, evidentemente, è che alcuni di questi medici possano applicare semplicemente gli stessi presupposti della società che li circonda. Molti medici, indipendentemente dalla loro specialità, pensano che il peso rientri sotto la loro autorità.

Dal 1959, la ricerca avrebbe dimostrato che dal 95 al 98% dei tentativi di perdere peso falliscono e che due terzi di coloro che seguono una dieta recuperano più di quanto hanno perso. Una parte della comunità scientifica e culturale sostiene che le abitudini, indipendentemente dal nostro peso, sono ciò che conta davvero. Decine di indicatori, dal consumo di verdure all’esercizio fisico regolare, all’assenza di vizi quali fumo e alcol, forniscono un’istantanea della salute sicuramente migliore. Insomma, eliminare l’equazione obesità = problemi di salute.

La verità sull’obesità

Movimenti ideologici transnazionali sempre più spesso e sempre con maggiore forza si battono contro quello che viene definito lo stigma nei confronti delle persone grasse. Siamo oltre il body shaming, molti già da tempo parlano di fat-shaming. In un sondaggio del 2017, a 500 responsabili delle assunzioni è stata consegnata la foto di una candidata in sovrappeso. Il 21% di loro l’ha descritta come poco professionale nonostante non avessero altre informazioni su di lei. Un atteggiamento che porta a svergognare le persone in sovrappeso, con la convinzione che questo (come fatto, peraltro con alcolisti e tossicodipendenti) possa portarli a un ravvedimento delle proprie abitudini e del proprio stile di vita. Naturalmente non tutti i medici si propongono di denigrare i loro pazienti grassi.

Obesità
La verità sull’obesità – CheSuccede.it

Molto dipenderebbe comunque dalla formazione culturale dei medici. Secondo un sondaggio effettuato nel 2015, nelle università di Medicina gli studenti ricevono in media solo 19 ore di educazione alimentare in quattro anni di insegnamento. Un approccio del genere aumentebbe le probabilità che i pazienti con peso elevato evitino i medici. E così facendo non potranno evidentemente risolvere i propri problemi di salute, quali essi siano. Tre studi separati hanno scoperto che le donne grasse hanno maggiori probabilità di morire di cancro al seno e al collo dell’utero rispetto alle donne non grasse. Un risultato parzialmente attribuito alla loro riluttanza a consultare medici e sottoporsi a screening.

Non solo, uno degli effetti del fat-shaming è che in realtà fa mangiare di più. L’ormone dello stress, il cortisolo, aumenta l’appetito, riduce la voglia di fare esercizio e migliora persino il gusto del cibo. Allora, quello che sempre più persone sostengono è che contano più le abitudini del peso. Del resto, i ricercatori sostengono che la qualità del nostro cibo influisce sul rischio di malattie indipendentemente dal suo effetto sul peso. Solo per fare un esempio su un cibo notoriamente conosciuto per le proprie qualità, persone che mangiano noci quattro volte a settimana hanno un incidenza del diabete inferiore del 12% e tasso di mortalità inferiore del 13%, indipendentemente dal peso.

I rischi cardiovascolari derivanti da stili di vita sedentari, dall’espansione suburbana e dai lunghi spostamenti sono ben documentati. Ma invece di contribuire a mitigare questi rischi – e il loro impatto sproporzionato sui poveri – le nostre istituzioni li hanno esacerbati. Pochissimi bambini vanno a scuola a piedi o in bicicletta e ancora meno saranno quelli che faranno lezioni di ginnastica.

Riconoscere l’infinita complessità del rapporto di ogni persona con il cibo, l’esercizio fisico e l’immagine corporea è al centro della sfida. Il fattore decisivo nella cura dell’obesità non sarebbe la dieta che i pazienti seguivano, ma quanta attenzione e sostegno ricevono mentre la seguono.

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