Allattamento, uno studio svela le cause della difficoltà di molte donne, ecco che succede

Secondo i centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie, oltre l’80% delle neomamme subito dopo il parto tenta di allattare il figlio al seno, ma dopo tre mesi, meno della metà allatta ancora esclusivamente al seno e solo un quarto lo fa per i sei mesi raccomandati dall’American Academy of Pediatrics.

Parlando di allattamento, come sappiamo molte mamme iniziano ad utilizzare, in parte o del tutto, il latte artificiale. Uno studio pubblicato su National Geographic ha spiegato come alcune nuove ricerche sulla composizione del latte materno e sui fattori che ne influenzano la produzione potrebbero cambiare la vita di milioni di persone. Ora però una ricerca può dare alcune risposte.

Allattamento (Sam Moody per Pixabay)
Allattamento (Sam Moody per Pixabay)

Perché l’allattamento al seno non funziona

Secondo alcuni dati, solo il 5-10% delle donne non è fisiologicamente in grado di allattare. “Si tratta di un’orchestrazione finemente regolata di diversi ormoni che si legano a recettori molto specifici e provocano reazioni assai precise. Tutto ciò che va a interferire con queste reazioni “interrompe la lattazione, a volte anche nel giro di poche ore“, ha spiegato Shannon Kelleher, ricercatrice di scienze biomediche e nutrizionali presso la University of Massachusetts Lowell.

Secondo gli studi, ci sono diverse condizioni mediche che possono interferire con l’allattamento, come ad esempio gli interventi chirurgici al seno (come mastectomia, ingrandimento o riduzione del seno, che possono distruggere l’architettura della ghiandola mammaria, ed esiste anche una rara condizione in cui le donne non sviluppano abbastanza tessuto mammario durante la pubertà).

Ad influire ci sono anche problemi alla tiroide, il diabete e la sindrome dell’ovaio policistico possono poi influire sui livelli ormonali. Lo stress cronico impoverisce l’organismo dell’energia di cui ha bisogno per produrre il latte, ed anche la dieta ha un ruolo chiave: l’obesità e la malnutrizione influiscono infatti sui livelli ormonali del corpo, e su grassi e vitamine presenti nel suo latte.

Kelleher pone l’attenzione anche al ruolo degli antiossidanti per ridurre lo stress ossidativo, “uno stato in cui gli elettroni “anomali” nel corpo “iniziano fondamentalmente ad attaccare diverse parti della cellula”. Se questi elettroni uccidono le cellule della ghiandola mammaria, gli alveoli possono ridursi e tornare allo stato precedente alla gravidanza. Si ritiene che gli antiossidanti come il fieno greco, un ingrediente comune negli integratori per l’allattamento, aiutino a stabilizzare questi elettroni“.

Kelleher nella sua ricerca ha anche messo luce sul modo in cui le mutazioni genetiche influenzano il trasporto dello zinco (minerale altamente presente nel colostro) nella ghiandola mammaria. Un altro studio della Penn State University ha dimostrato come una variazione in un gene che produce la proteina lattaderina sia associata a un basso volume di latte.

Non sappiamo nemmeno quale sia la funzione di questa proteina nella ghiandola mammaria, eppure le sue mutazioni sono associate a un basso volume di latte”, afferma la ricercatrice. “Mi sembra una cosa importante da capire“, ha spiegato Kelleher.

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