Lite che sfocia in tragedia: dramma per un 43enne gravemente ferito

Scattata una rissa finita in tragedia, con un 43enne ferito drammaticamente dopo uno scontro violentissimo.

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Le armi utilizzate per l’aggressione

Nella notte tra sabato 22 e domenica 23 maggio a Castrofilippo, provincia di Agrigento, si è consumata una violenta lite tra due uomini appartenenti alla famiglia dei nomadi camminanti, entrambi imparentati, terminata poi nel sangue.

I due protagonisti e il terzo uomo

Il più giovane, 22 anni, era stato aggredito verbalmente e fisicamente dall’uomo più grande, 43 anni, per motivi che al momento restano ancora sconosciuti.

A “placare le acque” è stato un terzo uomo di 53 anni, arrivato successivamente sul posto, e che non ha avuto alcun problema a scaraventare la sua violenza contro i due uomini.

Inizialmente il 53enne è rientrato in casa per armarsi di carabina ad aria compressa, con la quale ha sparato diversi colpi in strada. Successivamente la situazione è degenerata quando, lo stesso uomo, è ritornato in casa per prendere, questa volta, un coltello da macellaio.

L’inizio della follia, lama di 48 cm

L’arma, lunga 48cm, è stata scagliata contro il 22enne e il 43enne, arrecando loro numerose ferite al volto e sul resto del corpo. Ad avere la peggio è stato però l’uomo più grande, 43 anni, che ha visto quasi amputarsi il braccio sinistro con la lama in questione. Il colpo è stato così violento da recidere persino i nervi.

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Lama di 48cm utilizzata per l’aggressione

La squadra del 118 è arrivata tempestivamente sul posto, offrendo aiuto al malcapitato. Il 43enne è stato portato prima all’ospedale di Canicattì, il più vicino, per poi essere trasferito a quello di Palermo. In quest’ultimo i medici hanno cercato, attraverso un lungo e delicato intervento, di restituirle alla vittima la funzionalità del braccio, che fortunatamente non era stato reciso del tutto.

Portato in ospedale anche il 22enne che ha riscontrato ferite meno importanti, che saranno in via di guarigione, secondo i medici, entro 15 giorni.

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Per il carnefice invece la condanna a omicidio pluriaggravato è una certezza, la lama utilizzata per l’aggressione è stata trovata sotto l’armadio dell’arrotino, soprannome affibbiato al 53enne, ancora sporca di sangue. Tutti gli uomini coinvolti in questa faccenda erano, già precedentemente, pluripregiudicati.

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