“Tre ore sotto i ferri”: Pippo Baudo, la malattia che l’ha colpito | Costretto a tre operazioni

Pippo Baudo, durante un’intervista, ha confessato pubblicamente di aver subito tre operazioni. Vediamo insieme cosa ha raccontato a riguardo

Giuseppe Raimondo Vittorio Baudo, conosciuto dal grande pubblico semplicemente come Pippo Baudo, è uno dei massimi rappresentati della tv italiana. La sua incredibile carriera è stata costellata di successi e di grandi traguardi, come ad esempio quello relativo al record di conduzioni del Festival di Sanremo.

 

Pippo Baudo (Instagram)

Lo showman di Militello infatti, è stato al timone della principale kermesse canora del nostro Paese in ben tredici occasioni, primato condiviso con un altro monumento della tv, ossia il compianto Mike Bongiorno. Passando al presente invece, Pippo è pronto a partecipare alla prima puntata di una trasmissione tra le più in voga del palinsesto nostrano.

Stiamo parlando di “Ballando con le Stelle”, format presentato da Milly Carlucci fin dalla prima edizione, al quale Baudo prenderà parte nelle vesti di “ballerino per una notte”, come hanno già fatto in passato altri grandi protagonisti che la conduttrice ha invitato come ospiti.

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Il lungo intervento a cui si è sottoposto Pippo Baudo

Dietro al suo carisma ed al suo talento, Pippo nasconde una cosa che per lui è stato un vero e proprio problema, soprattutto per quel che riguarda la sua sicurezza. Stiamo facendo riferimento alla calvizie, la quale ha attanagliato il conduttore fin da quando era appena un giovane ragazzo.

A causa di questo disturbo, lo showman ha confessato ad “Ok Salute e Benessere” di esser finito per tre volte sotto i ferri, la prima delle quali nel 1980. All’epoca fu uno dei primi in assoluto a sottoporsi ad un trapianto di capelli: “La prima volta sono stato davvero un pioniere. Era il 1980, avevo sentito parlare di una tecnica messa a punto in Francia dal professor Puthod. Dopo qualche esitazione sono andato da lui, a Parigi”.

Pippo Baudo (Instagram)

Purtroppo però, quest’operazione non diede i risultati sperati, tanto che circa un decennio dopo Baudo è tornato in sala operatoria: “Seconda tappa: tre ore sotto i ferri, in anestesia locale”, ha esordito, prima di scendere nel dettaglio: “A metà degli anni 90 conobbi a Roma Giuseppe Rosati, che aveva studiato le nuove tecniche messe a punto in America e in Brasile. Fiducioso, mi rivolsi a lui per il mio secondo intervento di autotrapianto”. Diversi anni dopo infine, Pippo ha subito un terzo intervento, tuttavia in questo caso si è trattato semplicemente di un rinfoltimento.

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